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Prefazione al “Rapporto Leuchter”

Fred Leuchter, 45 anni di età, è un ingegnere americano che vive a Boston, specialista nella progettazione e costruzione di apparecchiature per esecuzioni, utilizzate nelle carceri degli Stati Uniti. Un suo progetto recente è stato quello per la modernizzazione della camera a gas del penitenziario di Jefferson City (Missouri).

Nel gennaio del 1988, a Toronto (Canada), presi parte alla difesa del signor Ernst Zündel, che fu processato per “diffusione di notizie false”, avendo pubblicato Did Six Million Really Die? (Morirono, realmente, sei milioni?), un libretto che sfidava l’universale credenza che sei milioni di ebrei sarebbero stati uccisi dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, mediante l’uso di camere a gas e l’impiego di acido cianidrico (gas Zyklon-B).

Già nel 1985 Ernst Zündel era stato processato per lo stesso fatto. Il dibattimento durò sette mesi e terminò con una sentenza che lo condannava a 15 mesi di prigione. Nel gennaio del 1987 la Corte d’Appello dell’Ontario annullò il processo a causa di gravi errori legali e ordinò l’apertura di un nuovo procedimento. Questo nuovo processo iniziò il 18 gennaio 1988 ed ancora prosegue, al momento in cui scrivo questo rapporto.

Le mie prime conversazioni con Fred Leuchter avvennero a Boston il 3 e 4 febbraio 1988. Mi impressionò per le sue concise risposte alle mie domande e per l’abilità nello spiegare ogni dettaglio del processo di gasazioni. Egli mi confermò la natura particolarmente pericolosa, per gli operatori e gli astanti, di un’esecuzione con gas di acido cianidrico.

Le esecuzioni con questo gas furono realizzate per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1924; però ancora oggi, nel 1988, permangono difficoltà nella costruzione di camere a gas per questo scopo, a prescindere dai problemi di ermeticità per le filtrazioni. Peraltro, notai che Fred Leuchter non aveva dubbi sulla realtà dell'”Olocausto” degli ebrei.

Quando tornai in Canadà, dopo che lo ebbi informato delle mie conversazioni con Fred Leuchter, Zündel decise di sollecitargli una perizia sulle presunte camere a gas di Auschwitz, Birkenau e Majdanek.

Fred A. Leuchter accettò l’incarico dopo una riunione nella quale, inoltre, esaminò fotografie di campi di concentramento durante la guerra, piante di crematori e delle presunte camere a gas, documentazione sullo Zyklon-B e diapositive dei luoghi prese dal ricercatore svedese Ditlieb Felderer.

Il 25 febbraio 1988 Fred A. Leuchter partì per la Polonia, insieme a sua moglie Carolyn, al suo disegnatore tecnico Howard Miller, al video-operatore Jürgen Neumann ed al traduttore polacco Theodor Rudolf. Essi tornarono il 3 marzo, dopo otto giorni di permanenza in Polonia.

Successivamente, Fred Leuchter scrisse una relazione di 192 pagine, incluse le appendici. Le sue conclusioni sono chiare. L’evidenza che non ci furono camere a gas per esecuzioni in Auschwitz, Birkenau e Majdanek è lampante e si è così stabilito che le presunte camere a gas non avrebbero potuto essere utilizzate né allora né mai.

Il 20 e 21 aprile 1988 il signor Leuchter partecipò come testimone al processo contro Zündel a Toronto (Canadà).

All’inizio rispose alle domande che gli rivolse l’avvocato difensore di Ernst Zündel, Douglas H. Christie, assistito da Keltie Zubko. Leuchter affrontò poi l’interrogatorio del Pubblico Ministero, John Pearson, che fu assistito durante tutto il dibattimento da un altro magistrato della Corona, da un impiegato del tribunale e, con frequenti consultazioni, da esponenti ebraici che erano seduti direttamente dietro di lui nell’aula del tribunale.

L’interrogatorio ebbe luogo alla presenza di un giudice e di una giuria di undici membri. Nell’aula giudiziaria l’atmosfera era estremamente tesa. Mi trovai seduto accanto a numerosi esperti revisionisti, tra cui il Dr. William Lindsay, capo ricercatore chimico del gruppo Dupont de Nemours, fino al suo pensionamento nel 1986. Ognuno, nella sala del processo, indipendentemente dai suoi personali punti di vista riguardo alla questione in esame, si sentiva emozionato – così credo – perché stavamo partecipando ad un evento storico. Il mito delle camere a gas si avvicinava alla sua fine.

Il giorno precedente il direttore del penitenziario statale del Missouri, Bill Armontrout, aveva reso testimonianza, spiegando la procedura da seguire ed il funzionamento pratico di una camera a gas funzionando all’acido cianidrico. A chiunque l’avesse ascoltato attentamente sarebbe risultato chiaro che se era così difficile uccidere una sola persona utilizzando lo Zyklon-B, allora la presunta esecuzione in quella maniera di centinaia di migliaia di persone da parte dei Tedeschi sarebbe equivalsa alla quadratura del cerchio.

Dopo Fred Leuchter testimoniò il Dr. James Roth (Cornell University), gerente degli Alpha Analytical Laboratories ad Ashland (Massachusetts). Il Dr. Roth informò circa le analisi dei campioni asportati dalle pareti, dai soffitti, dai pavimenti e da altre strutture interne delle presunte camere a gas di Auschwitz e Birkenau. Le analisi rivelarono che non c’erano tracce di cianuro nei campioni, tranne alcuni casi in cui il livello era estremamente basso. L’unica eccezione fu riscontrata nel campione di controllo n° 32, estratto dalle installazioni di disinfestazione n° 1 a Birkenau. Questi risultati furono riprodotti nel grafico dell’appendice I del Rapporto e mostrati alla giuria con un proiettore overhead. La differenza tra la quantità enorme del cianuro scoperto nelle installazioni per la disinfestazione, da una parte, e le quantità nulle oppure infinitesimali nelle presunte camere a gas, dall’altra, era spettacolare. (Al mio avviso, le quantità infinitesimali che si riscontrano in alcuni crematori risultano dalla disinfestazione di questi locali durante la guerra).

Credo di essere stato il primo a segnalare che tutti gli studi sulle presunte camere a gas tedesche per esecuzioni, che avrebbero adoperato lo Zyklon-B, dovrebbero cominciare con uno studio delle camere a gas americane. Già nel 1977 iniziai con l’aiuto di un amico americano, Eugene C. Brugger, avvocato a New York, una ricerca in questa direzione. Durante queste ricerche, ottenni informazioni da sei penitenziari americani: San Quentin (California); Jefferson City (Missouri); Santa Fe (New Mexico); Raleigh (North Carolina); Baltimore (Maryland); Florence (Arizona). Fui obbligato a concludere, a quel tempo, che soltanto un esperto della tecnologia delle camere a gas americane avrebbe potuto, finalmente, determinare se le presunte camere a gas tedesche per esecuzioni erano atte a tale impiego, così come le descrive la letteratura sterminazionista.

Durante gli anni successivi i miei articoli sulle camere a gas tedesche facevano sempre riferimento alle camere a gas americane. Tra quegli articoli erano “’Il problema delle camere a gas’ o ‘la diceria di Auschwitz’”, pubblicato il 29 dicembre 1978 dal quotidiano francese Le Monde, ed una estesa intervista pubblicata nell’agosto del 1979 nella rivista italiana Storia Illustrata. Nel settembre del 1979 visitai la camera a gas di Baltimore, ed ottenni otto fotografie della camera e documentazione aggiuntiva. Successivamente, durante un convegno tenutosi a New York sotto la direzione di Fritz Berg, mostrai il foglio di controllo per la procedura di funzionamento delle camere a gas del penitenziario di Baltimore e discussi le sue implicazioni. Nel 1980 pubblicai nel primo numero del neonato Journal of Historical Review un articolo intitolato “The mechanics of gassing” (I meccanismi della gasazione), nel quale descrissi particolareggiatamente i procedimenti d’uso delle camere a gas adoperati negli Stati Uniti. Nello stesso anno pubblicai in Vérité historique ou vérité politique? le otto fotografie della camera a gas di Baltimore. Nel 1982 preparai una videocassetta intitolata “Le Problème des chambres à gaz, che iniziava con uno studio delle camere a gas americane. Nel 1983 redassi, per conto dell’Institute for Historical Review di Los Angeles, un libro in lingua inglese sulle controversie dell'”Olocausto” che incluse, per la prima volta, un elenco di domande rivolte agli amministratori penitenziari e le loro risposte. Il libro, tuttavia, non fu mai pubblicato: il 4 luglio 1984 – il giorno della festa nazionale americana: “giorno dell’indipendenza” – gli archivi dell’Istituto furono distrutti da un incendio. Quel rogo, dolosamente appiccato, distrusse deliberatamente la capacità finanziaria dell’Istituto, ed una gran quantità di progetti, incluso quello del mio libro, furono abbandonati.

L'”Olocausto” apparve come una faccenda di enormi proporzioni. Però questo “gigante”, come lo definì il Dott. Arthur Butz in The Hoax of the Twentieth Century, è un gigante dai piedi d’argilla. Per osservare i piedi d’argilla bisogna soltanto visitare il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Ricordiamo le parole del Dott. Wilhelm Stäglich: “La tesi dello sterminio si sostiene o cade insieme all’osservazione che Auschwitz fu una fabbrica della morte”, e per me tutto il mistero di Auschwitz gira attorno ai 65 metri quadrati della presunta camera a gas di Auschwitz I ed ai 210 metri quadrati di Birkenau. Questi 275 metri quadrati avrebbero dovuto essere sottoposti ad un’investigazione forense da parte degli Alleati, immediatamente dopo la guerra, ma un’indagine di questo tipo non fu intrapresa né allora né dopo. In Polonia, il magistrato Jan Sehn ordinò alcune investigazioni giudiziarie ad Auschwitz, ma esse non furono svolte nelle presunte camere a gas per esecuzioni.

Le investigazioni effettuate da “revisionisti” hanno dimostrato che le presunte camere a gas per esecuzioni non avrebbero potuto essere utilizzate a tale scopo. Ditlieb Felderer pubblicò fotografie che mostrano la costruzione rudimentale delle aperture di aerazione e delle porte che conducono all’interno delle camere a gas e l’assenza delle macchie di blu di Prussia sulle pareti. Io stesso scoprii negli archivi del Museo Statale di Auschwitz (archivi che erano ben sorvegliati dai commessi comunisti) i progetti edilizi di queste presunte camere a gas e li feci pubblicare in diversi libri ed articoli. Questi progetti furono, anch’essi, mostrati nel primo convegno dell’lnstitute for Historical Review a Los Angeles nel 1979 al quale fu presente il Sig. Zündel. In realtà, queste presunte camere a gas erano camere mortuarie o, come indicavano i progetti, Leichenhalle (camere mortuarie) per il Krematorium l (in seguito trasformato in rifugio antiaereo) e Leichenkeller (obitori sotterranei) per il Krematorium II.

Nonostante ciò, per ottenere una piena conferma scientifica di quello che il buon senso ci aveva indotto a vedere e di quello che il lavoro di investigazione revisionista e le documentazioni hanno rivelato, fu necessario cercare uno specialista americano in camere a gas.

Accanitamente tentai di reperirne uno; però, francamente, avevo poche speranze di trovare un uomo che non soltanto fosse un esperto nella tecnologia delle camere a gas, ma che avesse anche sufficiente coraggio per portare a compimento un’indagine del genere in un paese comunista e per pubblicarne i risultati nel caso che questi avessero con fermato le conclusioni revisioniste. Fortunatamente mi ero sbagliato.

Fred Leuchter fu quello specialista. Egli stesso, personalmente, si recò in Polonia, condusse l’investigazione forense, scrisse la sua relazione e rese testimonianza di fronte alla Corte canadese nel processo contro il Sig. Zündel. Nel far questo, entrò silenziosamente nella storia.

Fred Leuchter è un uomo modesto, deciso, che – inoltre – parla con precisione di termini. Senza dubbio, sarebbe un eccellente professore, giacché ha veramente il dono di far capire alla gente gli aspetti più complessi di qualsiasi problema. Quando gli domandai se avesse timore di possibili conseguenze pericolose, rispose: “Un fatto è un fatto”. Dopo aver letto il Rapporto Leuchter, David Irving, il famoso storico inglese, dichiarò il 22 aprile 1988 durante la sua testimonianza a Toronto, che quello era un documento “schiacciante”, che sarebbe stato essenziale per ogni futuro storico che avesse scritto sulla Seconda guerra Mondiale.

Senza Ernst Zündel quasi nulla di tutto quel che è emerso avrebbe potuto essere concepito. Egli ha sacrificato tutto per la ricerca della effettiva realtà storica, vivendo in condizioni difficili, affrontando nemici influenti e potenti. Pressioni vengono permanentemente esercitate su di lui, in modi imprevedibili e spesso insidiosi. Ma egli possiede una forte personalità ed uno speciale carisma, sa come analizzare qualsiasi situazione, come valutare i rapporti di forza e come volgere le avversità in vantaggi. È capace di attrarre e mobilitare persone di elevatissima competenza in tutti gli angoli del mondo. Insomma, è un uomo che va al fondo delle cose, un genio che coniuga il senso comune con una acuta comprensione della gente e delle situazioni.

Egli potrebbe finire – un’altra volta ancora – in prigione per le sue ricerche e le sue convinzioni o potrebbe essere minacciato di deportazione. Tutto è possibile. Qualsiasi cosa può succedere quando esiste una crisi intellettuale ed avviene una rettificazione di concetti storici di simili proporzioni. Il revisionismo è la grande sfida intellettuale della fine di questo secolo. Indipendentemente da quel che può succedere, Ernst Zündel è un pacifista-attivista, che ha ottenuto questa vittoria attraverso il potere della ragione e delle capacità di persuasione.

Toronto, 23 aprile 1988

P.S.: Ernest Zündel è stato dichiarato colpevole dalla giuria l’11 maggio 1988 per aver diffuso notizie false, consapevolmente, sull’Olocausto. È stato condannato a 9 mesi di prigione e gli è stata concessa libertà sotto cauzione dopo aver firmato un’ordinanza bavaglio, nella quale prometteva di non scrivere né parlare dell'”Olocausto” fino al termine del processo d’appello. In tal modo, dunque, è stato accomunato a Galileo.

P.S.S. La Corte Suprema del Canada, il 27 agosto 1992, annullò la condanna di Ernst Zündel e dichiarò anticostituzionale la legge in base alla quale egli era stato trascinato davanti ai tribunali del paese durante nove anni. Il Canada si è rifiutato di chiedere scusa ad Ernst Zündel per il suo calvario e ha respinto la sua richiesta di risarcimento per le spese legali, ecc.

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Rapporti Leuchter, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1993, 85 p.