Il nuovo libro di Jean-Claude Pressac su Auschwitz
Nel 1989 il farmacista Jean-Claude Pressac pubblicò in lingua inglese un robusto volume ingannevolmente intitolato Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers (Auschwitz: Tecnica e Funzionamento delle Camere a Gas]. Nella mia recensione a questo libro feci notare che esso conteneva centinaia di dettagli relativi ai campi [di concentramento) in sé, agli edifici destinati alla cremazione, ai forni, alle epidemie di tifo, alle camere di disinfestazione (funzionanti con lo Zyklon B o con altre sostanze) e perfino molti dettagli sulla vita privata dell’autore.[1]
Niente sulle camere a gas
Ma come feci allora notare, non c’era nulla in questo libro di 564 pagine che riguardasse le presunte esecuzioni nelle camere a gas, tranne ciò che Pressac stesso chiamava, anziché “prove”, “inizi di prova” o “tracce del crimine”. La montagna aveva partorito un topolino e, oltretutto, quel topolino era revisionista, essendo revisioniste molte delle affermazioni fatte da Pressac.
La mia sfida che non trova risposta
Fin dal 1978 ho continuato a ribadire la mia sfida:
Fatemi vedere o disegnatemi una camera a gas nazista! Smettete di darmi parole. Smettete di farmi vedere un edificio, una porta, un muro e, qualche volta, capelli o scarpe. Ho bisogno di un’immagine completa di uno di questi fantastici mattatoi chimici. Mi serve una rappresentazione fisica dell’arma straordinaria di un crimine senza precedenti. Se avete il coraggio di dire che ciò che si mostra ai turisti in certi campi è, o è stata, una camera a gas, venite qui a dirmelo…
Questa sfida non è mai stato assunta. A Washington, il grande museo memoriale di “Olocausto” fa vedere ai visitatori la porta di una camera a gas, quella della camera a gas a Majdanek di cui Pressac stesso, nel suo libro del 1989, dice che era una camera a gas di disinfestazione, cioè con scopi non-omicidi![2] Nel 1989 Pressac non rispose alla mia sfida. Lo ha forse fatto adesso col suo nuovo libro Les Crématoires d’Auschwitz: La machinerie du meurtre de masse (“I Crematori di Auschwitz: I macchinari dello Sterminio di Massa”)? La risposta è manifestamente: no.
Una sola (falsa) prova
Il nuovo libro di Pressac, in sostanza, non è altro che un riassunto del suo lavoro in lingua inglese del 1989. Dei 60 documenti che egli cita, nessuno ha davvero a che vedere con le camere a gas, tranne uno, che Pressac definisce come prova (non più di una) dell’esistenza ad Auschwitz di una camera a gas destinata alle esecuzioni. Si tratta di una semplice lettera, una lettera commerciale, senza alcuna menzione di segretezza, della ditta tedesca Topf und Söhne diretta all’ufficio costruzioni (Bauleitung) di Auschwitz. Essa è relativa alla richiesta di rilevatori di acido cianidrico (HCN) per uno dei crematori. Il fabbricante che firma la lettera dice di aver tentato invano di procurarsi, da aziende diverse, i dieci rilevatori di gas richiesti e che, nel caso dovesse riuscire ad ottenerli, lo farà sapere all’ufficio costruzioni. Pressac sostiene che i rilevatori di HCN sono inutili in un crematorio, a meno che, e sarebbe questo il caso, esso non venga utilizzato come camera a gas per le esecuzioni.
Questa conclusione è inammissibile. Lo Zyklon B (che è essenzialmente HCN) è un agente di disinfestazione usato in molti paesi del mondo fin dal 1922. Ad Auschwitz era usato massicciamente per la disinfezione dei fabbricati infetti, soprattutto per combattere l’epidemia di tifo. Gli obitori dei crematori erano pieni di cadaveri infetti. Questi luoghi avevano bisogno di essere disinfettati di frequente. Nel 1980, pubblicai un documento tedesco (classificato dagli ufficiali alleati come documento di Norimberga NI-9912) riguardante i procedimenti di disinfezione con lo Zyklon B: la parola usata per “disinfestazione” era Vergasung (“gasazione”) e la parola usata per “rilevatori di gas” era Gasrestnachweisgerät. Si trattava di una procedura piuttosto comune. Ad Auschwitz il gas velenoso era utilizzato per uccidere i pidocchi, non le persone.
800.000 morti ad Auschwitz?
In un celebre film del 1955, Nuit et Brouillard [in italiano Notte e nebbia, NdT], che fu proiettato in tutte le scuole francesi (e in molte scuole degli Stati Uniti) si affermava che il numero di morti ad Auschwitz era di nove milioni di persone. Il Tribunale di Norimberga stabilì che era stato di quattro milioni (Doc. USSR-008). Sulla lapide commemorativa di Auschwitz-Birkenau la cifra riportata era sempre di quattro milioni, ma nel 1990 fu ridimensionata [oggi è di 1,5 milioni, NdT]. Nel suo libro in inglese del 1989, Pressac scriveva (p. 553) che era tra il milione e il milione e mezzo.[3] Oggi, nel 1993, il suo nuovo libro in francese parla di 775.000 morti, arrotondati a 800.000 (fra questi, egli ribadisce, vi sarebbero 630.000 ebrei morti nelle camere a gas). La cifra reale dei decessi ad Auschwitz tra il 1939 e il 1945 è probabilmente più prossima alle 150.000 persone, in gran parte a causa di epidemie, inedia e fatica.
Lanzmann incensato
Claude Lanzmann, regista del film sull’olocausto Shoah, viene incensato da Pressac. Lanzmann afferma che i contenuti di questo nuovo libro di Pressac sono già “terribilmente noti”, eccetto per il documento sui rilevatori di gas, il quale, aggiunge, non convincerà di certo i revisionisti. Afferma anche che il revisionismo è una catastrofe, tanto nel senso comune della parola quanto nel senso filosofico, vale a dire, di cambio di un’epoca. Egli pensa che Pressac sia di fatto un revisionista che utilizza il materiale e gli argomenti concreti di un Faurisson (vedi Le Nouvel Observateur, 30 settembre 1993).
La perizia di un esperto
Pressac infatti è un artista della truffa. Questo ho dimostrato nella mia recensione del 1991 e questo dimostrerò in una recensione che apparirà in uno dei prossimi numeri del Journal of Historical Review. Ma il valore del libro di Pressac sta nel fatto che i credenti dell'”Olocausto”, perlomeno in Francia, accettano finalmente che questo “Olocausto” venga trattato come materia di discussione storica e scientifica. Li prendo in parola e dico loro:
D’accordo! Iniziamo dal principio. Ci serve la perizia di un esperto sull’arma del delitto. Se pensate che la relazione forense di Fred Leuchter non sia attendibile – e neanche quelle di Germar Rudolf, Walter Lüftl e dell’Istituto di Ricerca Forense di Cracovia (perché questo viene sempre taciuto?) – la soluzione è ovvia: scegliete voi un esperto o nominate una commissione internazionale che serva a questo scopo. In questo modo dovrete rispondere alla mia sfida: sarete costretti a mostrarci o a disegnarci una camera a gas nazista.
3 dicembre 1993
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