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Katyn a Norimberga

L’8 agosto 1945, con l’“Accordo di Londra”, la Francia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’URSS costituivano un Tribunale militare internazionale (TMI) per giudicare i criminali di guerra tedeschi.

Lo Statuto annesso a questo Accordo e che è parte integrante dell’Accordo prevede due articoli che conviene ricordare per la buona comprensione del processo in generale come anche gli errori storici commessi da questo tribunale (ivi compreso l’“affare di Katyn”, tale quale è stato giudicato da questo Tribunale).

Ecco questi articoli tradotti dalla loro versione francese ufficiale, che esige alcune osservazioni che si troveranno più giù:

Articolo 19:

Il Tribunale non sarà vincolato dalle regole tecniche relative all’amministrazione delle prove. Adotterà e applicherà per quanto possibile una procedura rapida e non formale e accetterà ogni mezzo che stimerà abbia un valore probante [da noi evidenziato].

Articolo 21:

Il Tribunale non esigerà che sia addotta la prova di fatti di pubblica notorietà, ma li terrà per acquisiti. Considererà ugualmente come autentiche prove i documenti ed i rapporti ufficiali dei Governi delle Nazioni Unite, ivi compresi quelli redatti dalle Commissioni stabilite nei diversi paesi alleati per le inchieste sui crimini di guerra così come i processi verbali delle udienze e le decisioni dei tribunali militari o altri tribunali di una qualunque delle Nazioni Unite [da noi evidenziato].

L’articolo 19 prevede, secondo il testo francese, una procedura “rapida”. Si tratta però di un errore di traduzione. Il testo in inglese, a cui si rifarà spesso il presidente del TMI, Lord Justice Lawrence, prevede una procedura “speditiva” (in inglese: “expeditious”).

L’articolo 21 è poco comprensibile per chi ignora ciò che il diritto anglo-sassone intende con “to take judicial notice” (prendere conoscenza d’ufficio o prendere nota d’ufficio). In questo diritto, le parti devono provare tutto tranne ciò che, con il consenso del giudice, non ha bisogno di essere provato perché si tratterebbe di un fatto di notorietà pubblica da considerare per acquisito: per esempio, “il dì succede alla notte”, “la capitale del Regno Unito si chiama Londra”. Ma, nel caso del TMI, si vedrà che i giudici estenderanno l’uso di questa procedura ben al di là dei limiti abituali. La seconda frase dell’articolo 21 arriva fino ad attribuire valore di autentiche prove (un “valore d’ufficio” o “un valore ufficiali”) ad una massa di documenti e di rapporti ufficiali redatti affrettatamente dalle commissioni d’inchiesta o dai tribunali di una qualunque delle Nazioni Unite (le quattro principali nazioni e le altre diciannove nazioni).

Avviene così che il rapporto redatto dalla commissione d’inchiesta sovietica nel gennaio 1944 sull’affare di Katyn ha, l’8 agosto 1945, assunto retroattivamente valore di “autentica prova” indiscutibile, e ciò con l’assenso, nell’ordine, della Francia, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’URSS. Questo documento porta la sigla URSS-54 e figura interamente nel volume XXXIX del TMI (p. 290-332) in una versione tedesca. Esso è stato al centro del dibattito durato circa due giorni consacrato all’affare di Katyn.

Talvolta si è fatto notare, a discarico di questo Tribunale, che nella sentenza finale non figura il nome di Katyn. È esatto. Ma questa sentenza si accontenta spesso di richiamare i crimini tedeschi nella loro generalità. Per esempio, soltanto tre campi di concentramento vi sono nominati: Flossenbürg, Treblinka ed Auschwitz.

L’atto d’accusa, esso, porta esplicitamente:

Nel settembre 1941, undicimila ufficiali polacchi, prigionieri di guerra, furono uccisi nella foresta di Katyn, nei pressi di Smolensk.[1]

Questo atto d’accusa è stato redatto in comune dai quattro pubblici ministeri. Quello della Francia era Edgar Faure. È dunque falso affermare che al processo di Norimberga solo i Sovietici hanno accusato i Tedeschi di questo crimine.

Quel che è vero è che il giudice sovietico, vicino al quale non avevano timore di sedere, per la Francia, il professor Henry Donnedieu de Vabres; per gli Stati Uniti, Francis Biddle; per il Regno Unito, Lord Justice Lawrence, altri non era che il maggior generale I.T.  Nikitchenko, che aveva, nel 1936, presieduto il tribunale dei “processi di Mosca”.

Ugualmente vero è che l’istruzione di questo processo è stata speditiva. Tra l’8 agosto 1945 e l’udienza d’apertura del tribunale il 18 ottobre 1945 sono trascorsi settantuno giorni. È interessante sapere che l’udienza d’apertura è stata tenuta a Berlino sotto la presidenza dello stesso maggior generale Nikitchenko. È durante quest’udienza che si deciderà che:

Lord Justice Lawrence presiederà il processo di Norimberga.[2]

Durante questo processo, i vincitori hanno giudicato il vinto, secondo la loro legge (una legge forgiata in tutta fretta), senza possibilità d’appello, violando il principio di non retroattività delle leggi ed adottando il principio della responsabilità collettiva (ogni membro d’una associazione dichiarata criminale, come per esempio il governo del Reich, lo stato maggiore, le SS, era presunto colpevole, retroattivamente).

Per quanto riguarda la Francia, nell’affare di Katyn:

–  essa ha accusato i Tedeschi di questo crimine;
– essa ha affermato che il numero delle vittime era di undicimila;
– essa ha ammesso d’ufficio come “autentica prova” il rapporto della commissione d’inchiesta sovietica dichiarante che i Tedeschi erano colpevoli di questi undicimila assassinii;
– essa ha ammesso che il presidente del Tribunale, il giudice britannico Lawrence, ostacoli la difesa degli accusati tedeschi;
– essa ha ammesso che il giudice sovietico (l’ex presidente del tribunale di “processi di Mosca”) intervenga da procuratore.

Conclusione

La Francia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione sovietico hanno, nell’atto d’accusa comune a queste quattro nazioni, accusato la Germania d’aver assassinato undicimila ufficiali polacchi a Katyn. Poi, queste stesse nazioni hanno alla fin fine giudicato la Germania colpevole di questo assassinio dal momento che esse hanno dichiarato, giustificandosi con l’articolo 21 dello statuto del Tribunale militare internazionale, che il rapporto della commissione d’inchiesta sovietica aveva valore di “autentica prova” indiscutibile ed irrecusabile.

 

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Ricapitolazione
(Katyn nel processo del TMI [3])

 

Volume I, p. 57: Atto d’accusa stilato da tutti gli Alleati [4]:

Nel settembre 1941, undicimila ufficiali polacchi, prigionieri di guerra, furono uccisi nella foresta di Katyn nei pressi di Smolensk.

N.B. È questa cifra di undicimila che sarà sempre citata; a Katyn, si contavano, infatti, quattromilacentotrentaquattro (o quattromilacentocinquantatrè) cadaveri; altri diecimila Polacchi, internati in altri due campi dell’URSS, sono scomparsi.

Volume VII, p. 430-433: Parla il colonnello Pokrovski, procuratore generale aggiunto (URSS) (14 febbraio 1946):

La lettura dell’Atto d’accusa ci rivela che uno dei più importanti misfatti di cui devono rispondere i principali criminali di guerra consiste nell’esecuzione di massa da parte degli invasori tedesco-fascisti dei prigionieri di guerra polacchi, nella foresta di Katyn, nei pressi di Smolensk [da noi evidenziato].

La prova presentata è il documento URSS-54, che è il rapporto della commissione speciale sovietica, in data 24 gennaio 1944. Questo rapporto figura, in tedesco, tra i documenti del TMI.[5] Secondo la versione sovietica, le fucilazioni sono state eseguite nel corso dell’autunno 1941 dal reggimento del genio tedesco 537; nella primavera 1943, richiedendo false testimonianze e con altri mezzi, i Tedeschi hanno tentato di attribuire al NKVD sovietico la fucilazione delle undicimila vittime.

La commissione era composta da tredici eminenti personalità, fra cui il metropolita Nicolas (di Kiev), lo stesso che, con il biologo Lyssenko, attesterà che ad Auschwitz vi sono state delle camere a gas omicide (doc. URSS-008 del 6 maggio 1945).

Volume IX, p. 9-10: Parla l’avvocato di Hermann Göring, dott. Stahmer (8 marzo 1946). Egli dice che non ha ancora ricevuto il documento URSS-54. Sollecita l’autorizzazione di convocare un certo numero di testimoni di quel reggimento del genio nonché il professore Naville:

Il professore Naville, professore di medicina legale all’università di Ginevra, che ha fatto parte all’epoca [aprile 1943] d’una commissione internazionale incaricata di procedere all’esame dei cadaveri a Smolensk, ha stabilito, secondo lo stato di conservazione dei cadaveri e secondo le note ed altre prove del reato trovati nelle tasche degli indumenti, che l’esecuzione risaliva al 1940.

N.B. Nel 1940, la regione era occupata dai Sovietici.

Il presidente, il Britannico Lord Justice Lawrence, chiede all’avvocato tedesco di presentare queste richieste per iscritto. Il Tribunale le esaminerà.

Volume XII, p. 40: Senza interesse.

Volume XIII, p. 451-452: Parla il colonnello Pokrovski (11 maggio 1946):

Io non ho assolutamente l’intenzione di trattare a fondo l’avvenimento [sic] di Katyn. Il pubblico ministero sovietico ha, fin dall’inizio, considerato il caso di Katyn come un fatto notoriamente conosciuto, ed il Tribunale, constatando il poco spazio che noi abbiamo riservato a questo crimine nel nostro atto d’accusa, come anche il fatto che non abbiamo letto che alcuni estratti dell’esposizione della commissione, ne ha potuto arguire che non vi attribuiamo che un carattere episodico.

N.B. Con “nostro” atto d’accusa, il procuratore sovietico intende l’atto d’accusa che è comune a “noi” (nell’ordine: Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, URSS). Le parole “un fatto notoriamente conosciuto (il traduttore avrebbe dovuto dire: “un fatto di pubblica notorietà”) rimandano all’articolo 21 dello statuto. Esse significano che il procuratore invoca qui il diritto di non dover dimostrare che il massacro di Katyn è un crimine tedesco perché un rapporto stilato da una commissione alleata (in questo caso: sovietica) stabilisce che tale è la verità. Come si vedrà qui sotto, questo diritto non gli sarà contestato, anche da parte dell’avvocato tedesco dott. Stahmer.

Volume XV, p. 299-303: Parla il generale Rudenko, procuratore generale sovietico (3 giugno 1946):

Questo documento [il rapporto compilato dalla commissione sovietica] è stato presentato dal pubblico ministero sotto il numero URSS-54, il 14 febbraio 1946, ed è stato accettato dal Tribunale; e secondo l’articolo 21 dello Statuto, non potrebbe essere oggetto di contestazione.[6]

L’avvocato tedesco, dott. Stahmer, dichiara:

Il generale Rudenko desidera rigettare la mia richiesta di prove, invocando, credo, l’articolo 21 dello Statuto. Io non credo che le clausole di questo articolo possano inficiare questa richiesta. È evidentemente esatto che i rapporti ufficiali costituiscono delle specie di prove… [7]

Il Presidente interrompe l’avvocato e dichiara:

Dottor Stahmer, credo che il Tribunale ha già deciso che questo articolo non impedisce la citazione di testimoni. Ma oltre l’argomento ricavato dall’articolo 21, il generale Rudenko ha anche fornito le ragioni particolari che si oppongono alla citazione di questi testimoni.[8]

Volume XV, p. 433: Senza interesse.

Volume XVII, p. 277-380: Proprio alla fine dell’udienza del 29 giugno 1946, il presidente fa sapere al dott. Stahmer che egli avrà diritto a far comparire soltanto tre testimoni. L’affare di Katyn occuperà l’udienza di lunedì 1 luglio e buona parte dell’udienza del 2 luglio. Durante tutta la prima giornata e quasi tutta la seconda, il Presidente farà ostruzionismo agli avvocati tedeschi e faciliterà il compito dei Sovietici. Quando un avvocato tedesco, il dott. Laternser, avvocato dello Stato Maggiore tedesco, dirà:

Vorrei domandare al Pubblico Ministero a chi [esattamente a quale accusato] deve essere imputato l’affare di Katyn…,

il presidente risponderà:

Non ho l’intenzione di rispondere a delle domande di questo genere.[9]

Il giudice sovietico era il generale Nikitchenko, celebre per aver presieduto i “processi di Mosca” nel 1936.  Egli interverrà in più riprese, alla maniera di un procuratore.[10] Gli avvocati tedeschi potranno far venire alla sbarra solo tre ufficiali tedeschi che si trovavano sul luogo di Katyn nel 1941-1943. Essi non potranno convocare nessun membro della commissione tedesca d’inchiesta o della commissione internazionale d’inchiesta o della commissione polacca d’inchiesta. Nemmeno il professor Naville, svizzero, potrà venire. La tattica degli avvocati tedeschi sarà puramente difensiva.

L’accusa sovietica cambierà bersaglio in tre riprese nel giro di alcune ore. Essa accuserò inizialmente il colonnello Ahrens, del reggimento 537. Successivamente accuserà il predecessore di questo ufficiale tedesco, il colonnello Bedenck. Poi accuserà la SD (Pubblica Sicurezza). La difesa tedesca ne rimarrà frastornata, se ne lamenterà ma il Presidente farà orecchio da mercante.[11] I Sovietici convocano come testimone un professore di astronomia (Boris Bazilevski), ex sindaco aggiunto di Smolensk. Poi faranno venire il professore Markov, un Bulgaro, che aveva fatto parte della Commissione internazionale d’inchiesta e aveva quindi attribuito la colpa ai i Sovietici. Costui si ritratterà e dirà che la sua perizia non aveva il significato che i Tedeschi le attribuivano. Il terzo testimone sarà il presidente dell’inchiesta sovietica.[12]

Il dott. Stahmer otterrà che venga allegato al dossier il “libro bianco” redatto dai Tedeschi nel 1943 che addossava la colpa ai Sovietici ma questo pezzo non avrà che un “valore probante” eventuale (articolo 19 dello Statuto) e non il valore d’una “autentica prova” irrecusabile (articolo 21), come era il caso del rapporto sovietico URSS-54. Questa fondamentale distinzione – e fatale per i Tedeschi – il Presidente la ricorderà.[13]

Il 13 aprile 1990 la stampa internazionale annunciava che, secondo le autorità sovietiche, il crimine di Katyn aveva avuto per autori Beria, Merkulov ed i loro agenti del NKVD. Questo camuffamento inflitto alla storia ufficiale, come i vincitori l’avevano scritta a Norimberga e come la legge Fabius alias Gayssot vorrebbe perpetuarla, dimostra una volta di più che non spetta ad un tribunale, foss’anche militare ed internazionale, scrivere la storia.

1° agosto 1990

                                                                                                                                                       

[Pubblicato in Revue d’Histoire Révisionniste n° 2, agosto-ottobre 1990, p. 138-144]

Traduzione a cura di Germana Ruggeri

 

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Note
[1] Procès des grands criminels de guerre devant le Tribunal militaire international, Nuremberg, 14 novembre 1945-1er octobre 1946 (TMI), edito a Norimberga, 1947-1949, quarantadue volumi; vol. I, p. 57
[2] TMI, I, p. 27.
[3] La versione francese di Procès des grands criminels de guerre devant le Tribunal militaire international non conta, in realtà, che quarantuno volumi: l’uno dei due volumi d’indice non è mai stato pubblicato.
[4] Per la Francia, François de Menthon, Auguste Champetier de Ribes, Charles Dubost, Edgar Faure, Serge Fuster (“Casamayor”).
[5] TMI, XXXIX, p. 290-332.
[6] TMI, vol. XV, p. 300
[7] Id., p. 302
[8] Ibid.
[9] Id., p. 293. Vedete anche p. 311. 
[10] Id., p. 302-303. 
[11] Id., p. 316
[13] TMIXVII, p. 357.