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Almeno per la quinta volta, Mahmoud Ahmadinejad ha di recente denunciato il tabù dell’”Olocausto” o della “Shoa”

Nel dicembre 2006 Mahmoud Ahmadinejad, Presidente della Repubblica islamica dell’Iran, aveva invitato ad esprimersi liberamente sull'”Olocausto” revisionisti e anti-revisionisti durante una conferenza internazionale che si sarebbe tenuta a Teheran e conclusasi con la sconfitta spettacolare del principale rappresentante della tesi anti-revisionista, uno studioso iraniano, “visiting professor” presso un’università americana.

Il 3 giugno 2009, a Roma, il presidente iraniano ha dichiarato: “Oggi sembra che in Europa non si possa più parlare liberamente dell’Olocausto. Mi auguro che alcuni governi riescano a liberarsi dei sionisti in modo che possa essere aperta la scatola nera dell’Olocausto”. (« Today in Europe it seems the Holocaust can no longer be talked about freely. I hope that some governments manage to free themselves from the Zionists in order to let the black box of the Holocaust be opened ».)

Il 18 settembre dello stesso anno ha dichiarato: “Se l’Olocausto di cui parlate è reale, perché non permettete che l’argomento venga studiato? Qualsiasi argomento può essere oggetto di una libera ricerca, tranne questo, che viene bloccato. È una scatola nera che non è consentito aprire e riesaminare. Loro agiscono così in modo da sfruttarlo. Noi diciamo loro: questo caso, che è stato così importante, che è servito da pretesto per occupare un determinato territorio, per condurre numerose guerre, per spostare milioni di persone, per ucciderne o ferirne centinaia di migliaia, per distruggere famiglie, per far vivere tutto il Medio Oriente sotto la minaccia e l’insicurezza… Se questo evento è così importante, perché non ne consentite la decrittazione e l’apertura in modo da rivelare a tutti i popoli la verità ed i fatti?”(« If the Holocaust that you talk about was real, why don’t you allow the subject to be studied? One can freely research any issue, except for this issue, which is sealed. It is a black box, which they do not allow to be opened or reexamined. They do this in order to exploit it. We say to them: This affair, which was so important, which served as a pretext for a certain land to be occupied, for many wars to be waged, for millions to be displaced, for hundreds of thousands to be killed or wounded, for families to be destroyed, for the entire Middle East region to be living under the shadow of threats and insecurity… If this event is so important, why don’t you allow it to be deciphered and opened, so that the truth and the facts about it will be revealed to all the peoples? »)

[Vedi, per il  discorso del 3 giugno 2009, in lingua inglese:

http://engforum.pravda.ru/index.php?/topic/179931-ahmadinejad-holocaust-speech-on-3-june-2009-rome/

poi, per il 18 settembre 2009, sempre in inglese:

Mahmoud Ahmadinejad: The Black Box [of the Holocaust] should be opened]

Conferenza del 2012 sull’hollywoodismo

Il 2 febbraio 2012, a margine del trentesimo festival internazionale del film in Iran, il presidente Ahmadinejad ha inaugurato a Teheran una conferenza internazionale, anche questa aperta sia ai revisionisti sia agli anti-revisionisti, sull’hollywoodismo, vale a dire su una certa propaganda cinematografica, di carattere americano-sionista, tesa a glorificare “l’Olocausto” o “Shoa”. Hanno partecipato a questa conferenza in modo particolare sia tre rabbini anti-sionisti ed anti-revisionisti, venuti rispettivamente dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti e dal Canada, sia alcuni americani, fra i quali un intellettuale ebreo, e un’importante delegazione francese. La mia relazione, in modo esplicito, portava il titolo “Contro l’hollywoodismo, il revisionismo“. Da parte sua, il revisionista Vincent Reynouard, vittima di una interdizione giudiziaria a uscire dal territorio francese, non era in grado di recarsi a Teheran ma la sua collaboratrice, Marie Bruchet, ha proiettato e commentato un notevole documentario sull’hollywoodismo. La studiosa Maria Poumier, per quanto la riguarda, ha letto un testo di alta ispirazione e paragonabile in un certo senso al discorso tenuto prima dal dott. Ahmadinejad all’apertura della conferenza. Un intervento dello storico Paul-Éric Blanrue è stato distribuito in lingua inglese e francese; egli ha fatto una descrizione dell’entità sionista con il “cuore”, i “polmoni” e il “cervello”, un “cervello” afflitto da ossessione shoatica. Béatrice Pignède ha presentato il suo documentario sulla legge Fabius-Gayssot del 1990, Main basse sur la mémoire. Per motivi tecnici non sono stati proiettati al momento altri due film francesi: di Paul-Eric Blanrue, Un homme – Robert Faurisson, e, di Dieudonné, L’Antisémite, ma lo saranno in un secondo tempo. Da parte sua, il professore italiano Claudio Moffa ha ricordato, in lingua francese e senza compromessi, la sua rischiosa esperienza, legata alla difesa del revisionismo, nelle università di Roma e di Teramo. Erano presenti delegazioni straniere provenienti dalla Spagna, dalla Grecia, dall’Egitto e dall’Azerbaigian… Se si prescinde dal comportamento maleducato di un membro della delegazione americana, al quale Dieudonné e Marie Bruchet hanno risposto con finezza, la conferenza si è svolta in un clima a volte teso, ma amichevole. La stessa è stata accompagnata e seguita da un numero considerevole di interviste, apparizioni in radio o televisione e relazioni universitarie.

L’11 febbraio 2012, nove giorni dopo l’apertura della conferenza sull’ hollywoodismo, Ahmadinejad, che celebrava il 33° anniversario della Rivoluzione islamica del 1979, ha dichiarato: “L’Occidente ed i colonialisti, per dominare il mondo, hanno creato un idolo che hanno chiamato “il regime sionista”. L’anima di questo idolo è un racconto chiamato l’Olocausto. La nazione iraniana, con coraggio e lungimiranza, ha infranto questo idolo per liberare i popoli dell’Occidente” (un video di questo passaggio, pronunciato in persiano con traduzione simultanea in inglese, si trova qui.

Le Point del 2 febbraio 2012: la rotta degli storici dell'”Olocausto” o “Shoah”

Da qualche anno è chiaro che, sul piano della storia e della scienza, i sostenitori dell'”Olocausto” e della “Shoa” sono stati sbaragliati. A questo proposito consiglio ai profani di leggere attentamente la rivista francese Le Point del 2 febbraio 2012 nella quale, in copertina, viene pomposamente annunciato: “Rivelazioni storiche [sul]la congiura nazista / Come Hitler e Himmler hanno preparato la Soluzione Finale / L’opera che fa polemica / Testimonianze degli ultimi sopravvissuti.” Le pagine 62-75, pur trabocchevoli della solita retorica, rivelano quanto la tesi di una presunta politica di sterminio fisico degli ebrei sia diventato scientificamente insostenibile, anche per gli storici o autori convenzionali che, più che mai, nell’incapacità di trovare una prova, una sola prova dell’esistenza di una tale politica sotto il Terzo Reich, si sono ridotti a mere speculazioni che sanno essere sole speculazioni. Questo numero di Le Point porta la data dello stesso giorno in cui, a Teheran, Ahmadinejad ha aperto la conferenza sull’hollywoodismo, una conferenza in occasione della quale, mostrandomi, come ad alcuni altri, una certa stima personale, mi ha poi accordato un colloquio privato.

Ahmadinejad occupa una posizione eminente ed il suo coraggio è innegabile ma, per quanto ci riguarda, è un revisionista tra altri revisionisti, ed è per questo motivo che i revisionisti del mondo non possono che onorarlo. Inoltre, più che coraggioso, il suo comportamento è eroico. L’uomo e il suo popolo, crudelmente toccati dagli effetti del blocco occidentale, vogliono solo la pace. È assurdo pretendere che l’Iran voglia prendere l’iniziativa di lanciare sullo Stato di Israele delle bombe, atomiche o meno; inevitabilmente queste bombe ucciderebbero o mutilerebbero tanti musulmani quanti cristiani o ebrei.

Se esiste tuttavia una bomba che Ahmadinejad non esiterà a usare è quella che ho chiamato “la bomba atomica del povero”, la bomba del revisionismo che, senza uccidere né mutilare nessuno, la spunterà su un’immensa impostura – quella dell'”Olocausto” o “Shoa” – che, essa sì, giustifica ad infinitum nuove guerre e nuove crociate. Nel mondo occidentale, troppi menti rimangono ancora condizionate dall”industria dell’Olocausto” o “Shoa-business” ma, grazie al revisionismo, la guarigione è possibile e, in questo modo, la pace sarebbe in grado di trovare le sue occasioni.

14 febbraio 2012

Traduzione a cura di Germana Ruggeri