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Sorridente e inflessibile Ursula Haverbeck

Paul Eisen, ebreo britannico e revisionista, ci trasmette un video (“I want to tell the British people”) di Lady Michèle Renouf con Ursula Haverbeck, “la grande dama tedesca”, che conduce nel suo paese, a viso scoperto, una lotta eroica contro “la menzogna dell’Olocausto”. Durante la sua visita a casa mia l’8 gennaio 2014, ero stato colpito dalla sua franchezza, dalla sua chiarezza, dalla sua energia e dalla sua determinazione. Quando si conosce la ferocia con la quale in Germania si esercita la repressione del revisionismo, non si può che ammirare questa emulatrice di Sylvia Stolz, “la Giovanna d’Arco tedesca”.

In Francia, da anni, non smetto, in modi diversi, di dire a coloro che accusano la Germania di aver elaborato ed utilizzato un’arma di distruzione di massa chiamata “camera a gas”: “Mostratemi o disegnatemi una camera a gas [nazista]!” 
Non ho mai ricevuto risposta tranne una dichiarazione firmata da 34 storici francesi che conteneva il seguente passaggio: “Non bisogna chiedersi come, tecnicamente, un tale omicidio di massa sia stato possibile. È stato possibile tecnicamente poiché ha avuto luogo” (Le Monde, 21 febbraio 1979). 
Negli Stati Uniti, Bradley Smith lancia, in particolar modo alle università americane, la seguente sfida: “Potete fornire, con prova, l’identità di una sola persona uccisa in una camera a gas tedesca ad Auschwitz?”; e nemmeno qui alcuna risposta. Ursula Haverbeck, da cinque anni, rivolge agli organi più competenti del suo paese la domanda : “Dove sono morti i sei milioni di ebrei?”; silenzio totale, anche lì.

Questa specie di silenzio si accompagna, a seconda dei casi, a grida d’indignazione, insulti, misure di ritorsione professionale, di polizia, giudiziarie, mediatiche. Nel caso di Ursula Haverbeck, della quale ho parlato in questi giorni, la polizia e la giustizia tedesche si sono mostrate poco attive e hanno addirittura, dopo alcuni processi, tentato la politica del silenzio. Solo dopo le clamorose interviste pubbliche nel 2015 della “grande dama tedesca” di 87 anni,  la polizia e la giustizia del suo paese decidono di perquisire il suo domicilio per  6 ore,  il che lascia presagire gravi noie giudiziarie.

Ma, come Lady Renouf, come Sylvia Stolz, Ursula Haverbeck rifiuterà di ubbidire alla “ingiusta forza della legge”.  Ursula Haverbeck apre, nel cuore della Germania, una nuova era nella storia del revisionismo storico.

8 giugno 2015