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Le presunte armi di distruzione di massa di Hitler e di Saddam

Non è stupefacente vedere, a quasi sessant’anni di distanza, la stessa menzogna provenire dallo stesso gruppo di persone e per la stessa ragione?

Nel marzo 1944, su pressione di organizzazioni ebree o sioniste e, in particolare, su istigazione del ricco e influente ebreo Henry Morgenthau junior, il presidente Franklin D. Roosevelt creava il “War Refugee Board” (WRB) o “Ufficio dei profughi di guerra”, organismo direttamente collegato con la presidenza.

Nel novembre dello stesso anno, quell’organismo lanciava ufficialmente l’accusa secondo la quale Adolf Hitler adottava una politica di distruzione fisica degli ebrei dell’Europa, per mezzo di armi di distruzione di massa chiamate “camere a gas” e che funzionavano all’interno di pretesi “campi di sterminio”, in particolare in quello di Auschwitz.

La relazione sull’argomento portava, con il sigillo della presidenza, il titolo di “German Extermination Camps at Auschwitz and Birkenau“.

Quasi sessant’anni dopo, grazie alle pressioni esercitate da gruppi “neo-conservatori” a dominante ebrea o sionista ed, in particolare, su istigazione del ricco ed influente ebreo Paul Wolfowitz, il presidente George W. Bush creava lo “Special Plans Unit” (SPU) o unità per i piani speciali, organismo, anch’esso, direttamente collegato con la presidenza.

Nel 2002-2003, quell’organismo conduceva il Presidente a lanciare pubblicamente l’accusa secondo la quale Saddam Hussein possedeva “armi di distruzione di massa” (“Weapons of Mass Destruction” — “WMDs”): nucleari, chimiche o batteriologiche. Quelle armi avrebbero permesso, ci dicono, al dittatore iracheno di sterminare popoli interi nel Vicino Oriente e nel resto del mondo. Ed avrebbero potuto servire contro Israele e gli Stati Uniti.

Nei due casi, nel 1944-1945 e 2002-2003, la menzogna è la stessa: un’accusa che si fonda su false prove. I bugiardi sono gli stessi: per la maggior parte, ricchi ed influenti ebrei americani. La ragione, infine, è la stessa: mantenere la psicosi della guerra.

Se si fa attenzione, però, si noteranno delle differenze…

Innanzitutto, le calunnie contro Hitler riguardano armi (quei giganteschi mattatoi chiamati “camere a gas”), che, per ragioni d’ordine chimico, sono semplicemente inconcepibili nella realtà, mentre la calunnia che riguarda Saddam concerne armi perfettamente concepibili e reali, visto che gli accusatori di quest’ultimo sono i primi a possederne di tali.

Inoltre, la calunnia contro Hitler ha quasi sessant’anni d’età molto ben portati, mentre quella che riguarda Saddam è vecchia soltanto di alcuni mesi, e già comincia a mostrare segni di debolezza.

Infine, chi contesta la realtà delle armi di distruzione di massa attribuite a Hitler rischia, come è attualmente il caso del Tedesco Ernst Zündel, di trovarsi, manette ai polsi e catene ai piedi, in un carcere americano o canadese e di essere trattato ufficialmente come “terrorista”, mentre contestare l’esistenza delle armi di distruzione di massa attribuite a Saddam comporta, almeno per il momento, soltanto dei rischi limitati.

Ritorno alla fonte: il presidente G. W. Bush si è appena recato a Auschwitz-Birkenau. Dinanzi alla presunta ubicazione delle pretese armi di distruzione di massa di Hitler, egli ha giustificato la guerra condotta contro Saddam.

Va da sé che, in materia d’imposture atte a mantenere la guerra e l’odio, nulla è paragonabile ad “Auschwitz”. Là è il mito fondatore della nuova democrazia mercantile. Tutto parte da quel luogo e tutto ci riconduce a quel luogo. Omaggio del vizio al vizio e della menzogna alla menzogna, il Presidente americano ha ricevuto la piena approvazione del grande falso testimone di Auschwitz: Élie Wiesel*.

 

NB: Dopo lettura dell’articolo sopra riportato, un corrispondente ha concluso: “Adolf Hussein aveva camere a gas per le esecuzioni di massa”.

2 giugno 2003

 

Addendum del 6 giugno 2003: Le Monde di oggi pubblica il resoconto da Michel Cournot di una ripresa di Esther alla Comédie française. A proposito di questa “tragedia biblica” di Racine, rappresentata per la prima volta nel 1689 dalle Demoiselles de Saint-Cyr davanti a Luigi XIV, Madame de Maintenon e la corte, Cournot conclude: “Un’ultima parola. È ovviamente impossibile assistere a questa sobria e fedele rappresentazione di Esther senza avere sempre in mente Auschwitz” (p. 30).

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* Elie Wiesel raccomanda la massima discrezione nei confronti delle “camere a gas”. A suo parere, non si dovrebbe cercare di vederle da vicino, o anche solo di immaginarle. Scrive: “Le camere a gas è meglio tenerle chiuse all’occhio indiscreto. E all’immaginazione” o ancora: “Mi proibisco di immaginare cosa sia successo all’interno delle camere a gas” (Mémoires I, p. 97, e II, p. 482, Seuil, Parigi 1994, 1996). Claude Lanzmann, l’autore di Shoah, è d’accordo; afferma che se avesse trovato un filmato che mostrava gli ebrei asfissiati in una camera a gas di Auschwitz, lo avrebbe distrutto: “Se l’avessi trovato, non solo non l’avrei mostrato, ma l’avrei distrutto. Non sono in grado di dire perché. Va da sé” (“Holocauste, la représentation impossible”, Le Monde, 3 marzo 1994, p. VII). Afferma inoltre: “Di fronte alla Shoah, c’è un’oscenità assoluta nel progetto di comprensione. Non capire è stata la mia legge ferrea durante tutti gli anni di realizzazione di Shoah […]” (Intervista di Jean-Michel Frodon, Le Monde, 12 giugno 1997, p. 27).