A dispetto della repressione il revisionismo vincerà
Questo 25 luglio, a Parigi, un giudice istruttore mi ha notificato tre rinvii a giudizio che concernono essenzialmente la mia partecipazione alla conferenza internazionale di Teheran sull’“Olocausto”. Ricordo che a questa conferenza, che si è svolta l’11 e il 12 dicembre 2006, tutti i partecipanti senza eccezione, così i credenti come i contestatori della nuova religione, hanno potuto liberamente far sentire i loro argomenti. Il 13 dicembre 2006 Jacques Chirac, in quel periodo presidente della Repubblica francese, aveva denunciato la mia partecipazione alla suddetta conferenza ed annunciato che chiedeva contro di me l’apertura d’una inchiesta giudiziaria. È precisamente questa inchiesta che approda, cinque anni e mezzo più tardi, al mio triplo rinvio a giudizio. Bisogna comprendere che delle pietose associazioni hanno nel frattempo unito i propri lamenti all’iniziativa di “Superbugiardo”, il quale, del tutto normalmente, s’era portato così in aiuto di una Supermenzogna in pericolo [“Superbugiardo” è stato per molto tempo il soprannome attribuito a Jacques Chirac in un programma comico molto popolare della televisione francese che affrontava temi d’attualità – NdT].
Peraltro, proprio oggi, 28 luglio, ricevo una convocazione della polizia giudiziaria per il 31 luglio. Assunte informazioni, si tratta di un intervento revisionista che io avrei recentissimamente tenuto su Internet.
Ho l’abitudine di presentarmi alle convocazioni di un giudice istruttore o di un ufficiale di polizia ma mai rispondo alle domande al di fuori di quelle che vertono sulla mia identità. Anche se il funzionario sbuffa, gli faccio sempre registrare nel verbale dell’interrogatorio la mia breve rituale dichiarazione: “Io rifiuto di collaborare con la polizia e la giustizia francesi nella repressione del revisionismo storico”. Prima prevengo l’interessato che nel caso in cui egli rifiutasse questa frase non firmerei il verbale.
L’ineluttabile vittoria del revisionismo
Sul piano strettamente scientifico e storico la vittoria dei revisionisti è già completa ma bisogna ancora portare la notizia a conoscenza del grande pubblico, cosa che non è un affare secondario.
In ogni modo esiste necessariamente un considerevole tempo di ritardo tra il momento in cui si produce una verità scientifica che è sbalorditiva ed il momento in cui l’opinione pubblica si decide ad accettare questa scoperta. Un tempo, ciò poteva essere questione di parecchi secoli ma oggi, soprattutto grazie ad Internet, due o tre generazioni potrebbero bastare (da 66 a 99 anni dopo il 1945!). Un giorno, dei ricercatori venuti da tutti gli orizzonti uniranno i loro sforzi in vista di pubblicare su Internet un’interminabile Encyclopaedia Universalis delle menzogne dell’Olocausto, un immenso Stupidario della Shoah, una vasta elencazione del falso e delle falsificazioni presso “i veri falsari della Storia”. Fonti o riferimenti a sostegno, vi si scopriranno i nomi e le opere di coloro che si sono disonorati tanto per le loro menzogne, le loro calunnie, le loro false testimonianze quanto per i loro appelli alla repressione contro i revisionisti. Le generazioni future vi vedranno prove alla mano come nasce, vive e muore un certo tipo di religione universale essenzialmente fondata sull’odio, la frode ed il lucro. Nessun complotto, nessuna congiura sono stati necessari per produrre queste abiezioni olocaustiche; sono stati sufficienti, da una parte, l’arroganza del vincitore dotato di un potere illimitato, la sua sfacciataggine, il suo cinismo, il suo gusto della vendetta, e, dall’altra parte, lo sfruttamento della Stupidità, della Menzogna e della Credulità.
Sulle vittorie fin qui riportate dal revisionismo e molto spesso nascoste al grande pubblico, vedete nel blog i miei studî dell’11 dicembre 2006: Le Vittorie del revisionismo e dell’11 settembre 2011: Le Vittorie del revisionismo (seguito). In quest’ultimo testo richiamo l’attenzione del lettore sulla sezione intitolata “Il colpo di grazia portato, il 27 dicembre 2009, al mito delle camere a gas naziste”. Vi si tratta il caso di Robert Jan van Pelt, che talvolta chiamo “l’ultimo dei Mohicani della causa sterminazionista”. Ecco un ricercatore ebreo che, rinunciando alla lotta, finisce per riconoscere che non esiste ad Auschwitz, capitale dell’“Olocausto”, nessuna PROVA di uno sterminio degli ebrei ma soltanto delle “testimonianze” (sic!). Costui preconizza che su tutto quanto il luogo di Auschwitz e di Birkenau si lasci che la natura riprenda i suoi diritti. In altre parole, se lo comprendiamo bene, le decine di milioni di turisti o di pellegrini che si sono recati su quei luoghi sono stati tratti in inganno da un’abbondanza di false prove. Secondo me, gli sfruttatori del mito di Auschwitz non prendono in giro solo i viventi ma anche i morti le cui reali sofferenze in questo modo sono relegate in secondo piano per lasciare il posto a dei racconti fantasmagorici e sfruttati da lestofanti.
Lo confermo qui: dopo il 27 dicembre 2009, non si è trovato nessuno che adduca una prova scientifica a sostegno di questa causa che si è costruita allo stesso tempo sul troppo reale dolore delle vittime e sui troppi “fatti [non] accertati” e, di conseguenza, “destinati alle pattumiere della storia”. Il riconoscimento è di Jean-Claude Pressac. Ancora sotto il colpo della sconfitta che aveva dovuto subire durante il mio processo del 9 maggio 1995, in cui noi, Eric Delcroix ed io stesso, avevamo preteso la sua comparizione, l’uomo ha firmato questo riconoscimento un mese dopo, esattamente il 15 giugno 1995, al termine di un testo di quasi 40 pagine. Questa capitolazione di un ex collaboratore della coppia Klarsfeld è stata inizialmente tenuta sigillata per cinque anni. Poi, il testo ci è stato infine rivelato da Valérie Igounet, a piccoli caratteri tipografici e verso l’ultima fine della sua opera, Histoire du négationnisme en France (Seuil, Parigi 2000; p. 613-652).
Sic transit gloria turpis mendacii! (Così passa la gloria del turpe mendacio!)
L’impostura di Auschwitz ha fatto il suo tempo. Per quanto riguarda la repressione esercitata dagli impostori è il segno che questi ultimi sono a corto di argomenti. Si chiedeva loro “una prova, solo una prova” a sostegno della loro terribile accusa: secondo loro, per più di quattro anni la Germania avrebbe perpetrato contro il popolo ebreo un crimine senza precedenti nella storia dell’umanità e, durante tutti questi anni, il resto del mondo, ad eccezione di una manciata di “Giusti”, sarebbe rimasto indifferente a questo orrore indicibile. In un primo tempo, gli impostori hanno fornito un’abbondanza di “prove” che, tutte, si sono rivelate fallaci e ciò a tal punto che in un secondo tempo, a partire dal 1979 hanno dovuto concludere che tutto sommato non c’era motivo di provare l’evidenza!* Non restava più che colpire i recalcitranti ed essi hanno colpito. L’hanno fatto tanto con la produzione di opere in cui la supposizione se la contende con la speculazione, tanto con il cinema ed il romanzo, ma anche con il martellamento delle menti e la violenza fisica e la forza ingiusta della legge. Inutilmente. Il revisionismo vincerà.
28 luglio 2012
Traduzione a cura di Germana Ruggeri
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* La politique hitlérienne d’extermination : une déclaration des historiens français, Le Monde, 21 febbraio 1979, p. 23.