Il processo di Norimberga (1945-1946) è il crimine dei crimini
“Giusta” o “ingiusta” ogni guerra è una carneficina.
Il vincitore è un bravo carneficine.
Il vinto è un meno bravo carneficine.
Il vincitore può offrire al vinto una lezione di carneficina.
Egli non può impartirgli lezioni di diritto, di giustizia o di verità.
È proprio ciò che hanno fatto i vincitori del 1945.
Nel 1945-1946, al processo di Norimberga, i quattro vincitori si sono eretti a giudici del vinto; essi l’hanno dichiarato colpevole e l’hanno castigato.
L’hanno castigato per crimini contro la pace, crimini di guerra e crimini contro l’umanità ed essi stessi si sono considerati innocenti di siffatti crimini.[1]
Orbene, prima o durante la guerra, i vincitori hanno commesso tali crimini.
Successivamente, dopo la guerra, ne hanno commesso ancora altri: esecuzioni sommarie, deportazioni di circa dodici milioni di Tedeschi, furti e saccheggi giganteschi (oro, argento, platino, beni bancari, opere d’arte, brevetti, smantellamento di fabbriche), amputazione d’un terzo del territorio del paese, smembramento del rimanente in quattro parti, occupazione militare con esercizio della legge marziale, l’impossessarsi della radio e dei giornali, propaganda hollywoodiana o staliniana a base di racconti di atrocità totalmente inventate (“camere a gas”, “camere a vapore”, “camion a gas”, “vagoni a gas”; pretesi assassinii collettivi per annegamento, calce viva, elettricità, …); creazione di un fenomeno di isteria collettiva basato sul pentimento di cui il vinto, assalito col passar del tempo d’un furore di auto-accusarsi, sposa la causa del suo vincitore, si convince di appartenere ad una razza di criminali nati, si getta nel servilismo e prova odio per chi l’invita a calmarsi, a riflettere, ad osservare da vicino se ciò che gli si è così inculcato è esatto o no.
Questi crimini del dopoguerra, il vincitore è stato lui solo a commetterli dal momento che il vinto, da parte sua, si trovava in uno stato di totale sottomissione, mani e piedi legati, in un paese devastato.
In sé, il processo di Norimberga è stato un crimine contro la pace, un crimine di guerra ed un crimine contro l’umanità.
– Il processo di Norimberga è stato un crimine contro la pace perché, secondo le stesse parole del suo principale organizzatore, il procuratore americano Jackson, esso è stato “una continuazione degli sforzi bellici delle nazioni alleate”; si è trattato di una guerra combattuta contro un avversario disarmato; cinquanta anni dopo, i vincitori non hanno ancora accettato di firmare un trattato di pace con il vinto.
– Il processo di Norimberga è stato un crimine di guerra perché ha permesso di impiccare dei prigionieri e, cinquanta anni dopo, questo tipo di processo, iniquo ed a senso unico, più o meno, continua.
– Il processo di Norimberga è stato un crimine contro l’umanità perché ha permesso di mettere un intero paese al bando delle nazioni civili, al bando dell’umanità; cinquanta anni dopo la fine di un conflitto, il vinto resta nella posizione del colpevole; i suoi crimini contro l’umanità sono dichiarati imprescrittibili. Quelli dei vincitori non sono stati giudicati e mai lo saranno. L’innocenza dei vincitori è imprescrittibile.
Nel 1945-1946 il processo di Norimberga ha dato il via a innumerevoli crimini che continuano fino ad oggi con i processi dei pretesi “criminali di guerra nazisti”, con i processi dei pretesi “complici dei criminali di guerra nazisti”, altresì con i processi dei revisionisti che sono assimilati ai “criminali di guerra nazista” perché essi chiedono, per l’appunto, la revisione del processo di Norimberga.
Nella sua sostanza, il processo di Norimberga ha avuto dei precedenti nella storia e ciascuno sa che, da sempre, la giustizia si è sdraiata nel letto del vincitore, ma per le sue conseguenze e grazie, in particolare, alle capacità dell’indottrinamento proprie del nostro tempo, esso ha insistito nel crimine.
Sarà stato e resta il crimine dei crimini, da quando esistono gli uomini, e da quando questi uccidono.[2]
16 gennaio 1997
Traduzione a cura di Germana Ruggeri
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[1] Inoltre, il vinto è stato punito per aver commesso questi tre crimini nell’ambito di un quarto crimine, quello di “complotto”.
[2] Vedete, di Carlos Porter, la brochure Non colpevole a Norimberga, in cui l’autore tratta anche del processo di Tokyo. Altrettanto aberrante nel suo fondamento come il processo di Norimberga, quello di Tokyo ha lasciato trasparire meno cinismo, meno odio e meno fanatismo; il giudice indiano, da parte sua, è potuto andare, ufficialmente, perfino ad esprimere e rendere esplicito, non senza una rimarchevole ampiezza di vedute, il suo disaccordo con il fondamento stesso del processo. Al processo di Norimberga, processo essenzialmente giudeo-americano, le organizzazioni ebraiche sono state parte in causa e hanno lasciato il segno della loro impronta.